La strada da Awassa ad Arba Minch è piuttosto lunga, dunque Sodo era una tappa obbligata per il pranzo.
Come pellegrini e grazie all’intercessione di Happy Hour, abbiamo chiesto ospitalità alla missione di cappuccini che gestisce la scuola femminile di Konto. “Ci mangiamo un panino”, abbiamo pensato. E invece padre Aklilu, il direttore della scuola, ci ha fatto preparare un pranzo con tutti i crismi, un balsamo per le nostre povere ossa sballottate dalle asperità delle strade etiopi. Abbiamo condiviso il pasto con lui, con alcuni padri italiani che conoscono l’Etiopia dai tempi di Haile Selassié e con Marisa e Remo, una coppia che tutti gli anni ormai da qualche tempo passa quattro mesi a Sodo facendo volontariato.
Abbiamo anche avuto l’occasione di visitare la scuola, una grande struttura che ospita più di 700 ragazze, e l’annesso centro di formazione professionale, dove i ragazzi imparano a lavorare come meccanici e falegnami.
Le ragazze erano ancora in aula quando siamo arrivati noi e per loro è stata un’esperienza esilarante vedere un gruppo di ferengi, di cui sei nanetti, che venivano a vedere le loro classi.
Nelle diverse aule in cui siamo entrati la dinamica è stata la stessa: per i primi due minuti i maestri sono riusciti a contenere l’entusiasmo, facendo loro cantare canzoni, poi è stato via via più difficile frenare l’ilarità e l’emozione quando abbiamo iniziato a far fotografie e a stringere le loro mani. Era una gioia pura, un regalo inaspettato arrivato a interrompere le lezioni.
Ho toccato con mano quanto siano importanti iniziative come questa per dare un futuro a giovani che sono nati in una parte di mondo meno sviluppata e meno fortunata rispetto ai cosiddetti paesi sviluppati. E ho capito che qualche euro donato a progetti come questo può fare la differenza, può veramente cambiare il corso di una vita.
Qui in Etiopia, poter ricevere un’istruzione significa avere una possibilità. Se avete voglia di fare un regalo di Natale in ritardo, oppure un pensiero per San Valentino in anticipo, ecco le coordinate per fare una donazione alla scuola (causale: “Pro scuola Etiopia”):
BCC Pordenonese – Agenzia di Porcia – IBAN IT 10 X 08356 64950 000000018212 – BIC ICRAITRR9W0 – CC intestato Amici di Palseper l’Etiopia “Adottiamo una scuola”
Sudtiroler Sparkasse / Cassa di Risparmio – IBAN IT 35 E 06045 11600 000005003779 – BIC CRBZIT2B090 – CC intestato a Associazione Medici per il terzo mondo di Bolzano
P.S.: nella sacrestia della chiesetta all’interno della missione c’era una signora che stava preparando le ostie per la messa e le cuoceva con questo aggeggio qui.
20 gennaio 2012 alle 11:50 PM
indirizzo copiato….
Ciao francesca
21 gennaio 2012 alle 8:22 PM
🙂
21 gennaio 2012 alle 8:34 PM
Mannaggia non riesco a commentare sul tuo blog!
Che meraviglia il tuo pane! Io sto proprio in questi giorni facendo le prove con il pane fatto in casa, ma qui l’altitudine complica la faccenda… o almeno così dico io quando non mi viene abbastanza buono!
23 gennaio 2012 alle 11:15 am
Ciao prova a guardare qui
http://francesca-voglioviverecosi.blogspot.com/2010/02/pane-di-mamma-iana.html
Quando ho cominciato a fare il pane per me e` stao illuminante un post di mamaiana che purtroppo non scrive piu`
http://mammaiana.blogspot.com/2010/02/no-knead-bread-considerazioni.html
Buona panificazione.
Francesac
23 gennaio 2012 alle 6:20 PM
Grazie!
24 gennaio 2012 alle 9:39 PM
Ti lascio il link di un sito che visitavo spesso quando ero in Eritrea. E’ di un genovese che vive in Silicon Valley, si chiama vivalafocaccia, ma non ci sono solo ricette per la focaccia, anche quelle per il pane che sono fenomenali e per i dolci. Il pane mi riusciva grazie a Vittorio! Le ricette funzionano perché sono videoricette! Provare per credere:
http://vivalafocaccia.com/
25 gennaio 2012 alle 9:50 am
Sembra fantastico! Forse anche io, completamente negata per la panificazione, ho qualche speranza!
26 gennaio 2012 alle 4:07 PM
Ciao! Sono la Niki.
Come va col pane? Se hai problemi scrivimi via email, potrebbe essere che tu abbia problemi di farina “povera” come li avevo io in Nepal e India (e tempo li avrò anche qui, appena mi sposterò al fresco e mi metterò a panificare) nikitesoroni@yahoo.it
Con l’aiuto di Adriano di profumodilievito via chat abbiamo trovato una soluzione facile!
…per noi expat il pane è importante!
26 gennaio 2012 alle 6:40 PM
Grazie! Il pane lo compro di solito qui http://ferengiaddis.wordpress.com/2010/10/15/pane-e-gatto/ ma appena posso provo a variare, noi italiani siamo abituati bene in quanto a varietà di pani e focacce!