Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Farmacia abissina (ma anche un po’ partenopea…)

Recentemente mi è capitato di dover comprare alcuni farmaci qui in Etiopia: premesso che mi sono portata dietro dall’Italia una farmacopea in grado di coprire dal raffreddore  alle infezioni intestinali, dal mal d’orecchi all’eritema solare, dalla febbre all’esantema, dalla diarrea alla stitichezza (prima di partire, la farmacista mi faceva dei gran sorrisi ogni volta che mi vedeva!), non avevo previsto nella casistica la puntura di riccio di mare.

Il farmacista qui ti vende solo ciò per cui tu hai una prescrizione medica, nulla di più, probabilmente qualcosa di meno. Se il dottore di ha prescritto tre pillole al giorno per sette giorni, in farmacia ti daranno solamente ventuno pillole, o più probabilmente te ne sconteranno una se i blister sono da dieci.

E se quelli sono gli ultimi blister che hanno in casa, probabilmente te ne daranno solo uno per non rimanere senza e ti chiederanno gentilmente di ripassare il giorno dopo a prendere il resto della prescrizione.

Il sistema non mi sembra male: in questo modo si evitano sprechi di medicinali (non sto qui a sindacare sulla qualità di ciò che si trova nelle farmacie abissine…) e si evita pure che le medicine vengano assunte magari a distanza di tempo in modo arbitrario e senza controllo medico. Sarebbe interessante anche in Italia applicare un sistema del genere… ma qualcosa mi dice che le case farmaceutiche non saranno mai d’accordo con questa proposta!