Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Ho fatto il mio dovere

Come cittadina residente all’estero, qualche giorno fa ho ricevuto le schede per votare per il referendum. E naturalmente ho subito espresso il mio voto, senza nemmeno attendere la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità del quesito sul nucleare.

Ho spedito immediatamente il plico con le schede votate (la procedura di voto è un po’ macchinosa e mi lascia qualche dubbio…) perché deve arrivare all’ufficio consolare di Addis entro il 9 giugno e non è che mi fidi poi molto della celerità delle poste etiopi (per chi si lamenta di Poste Italiane, un giorno vi racconterò come funziona il servizio postale qui).

È stato strano votare a casa, al di fuori dell’ufficialità del seggio elettorale, senza la consegna solenne delle schede da parte del presidente, e la registrazione formale dei documenti che effettuano gli scrutatori (che a me sorridono sempre! ).

Ma è stato bello poter esprimere anche da qui un voto che considero importante, poter esercitare anche da lontano un diritto democratico di cui, vivendo in Etiopia, ho rivalutato l’importanza.