Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


Lascia un commento

Bambini con una terza cultura

Navigando su internet ho scoperto che i miei figli probabilmente diventeranno dei “Third Culture Kids”, cioè dei bambini che avranno una cultura terza, nata dall’incontro della cultura dal loro paese di origine, l’Italia, e da quella del paese dove passeranno significativi anni del loro sviluppo, l’Etiopia.

Se a questo aggiungiamo che i miei pargoli frequenteranno una scuola inglese, mi pare che il frullato sia pronto per essere servito!

Comunque la situazione non pare essere grave. Ecco alcune delle cose che potranno succedere loro tra qualche tempo:

  • Alla domanda “da dove vieni?” avranno più di una risposta ragionevole
  • Si sentiranno strani quando si troveranno a far parte della maggioranza etnica
  • Parleranno due o tre lingue senza necessariamente saperle scrivere tutte
  • Sentiranno nostalgia di casa leggendo il National Geographic
  • Diventeranno degli esperti in materia di viaggi aerei
  • Catalogheranno gli amici a seconda dei continenti
  • Avranno i sintomi dello shock culturale quando ritorneranno in Italia…

…e di certo la loro esperienza sarà indimenticabile!


6 commenti

Reverse Culture Shock

Arrivata in Italia, ho subito il classico shock culturale che, secondo gli esperti, colpisce in  modo più o meno grave tutti coloro che vivono a contatto con una cultura diversa dalla propria, ma io l’ho avuto al contrario.

Sono entrata in un ipermercato, era da un po’ che non ne frequentavo uno, e tutto mi è parso un po’ assurdo: montagne di prodotti di ogni tipo, dalle mutande agli yoghurt, dalle birre alle sedie da giardino, dal pane alle creme di bellezza, presentati in almeno una dozzina di varianti per ogni marca. E tutta questa merce in un unico, enorme, bulimico edificio ricolmo di persone, attirate lì non tanto dal bisogno di acquistare qualcosa di realmente indispensabile, quanto da offerte promozionali su prodotti voluttuari e dall’aria condizionata che salva dalla calura estiva.

In Etiopia le uniche offerte che ho finora trovato sono quelle sul latte a lunga conservazione la cui scadenza si sta avvicinando: è una cultura decisamente più pragmatica, dove il marketing ha ancora larghi margini di azione! O forse manca solo la disponibilità a spendere che ormai in Italia è un fatto decisamente scontato. Infatti, nonostante la mia indignazione di fronte a tanto ostentato consumismo, in poco meno di mezz’ora sono riuscita a spendere quello che è uno stipendio di un lavoratore medio in Etiopia, più o meno 60 euro…