Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Turmi e il mercato degli Hamer

Una doverosa premessa: per tutte le foto che vedete pubblicate qui devo ringraziare Happy Hour, che è stato l’unico che ha avuto il coraggio di andare al mercato con la macchina fotografica al collo, che ha saputo egregiamente mercanteggiare ad ogni richiesta di denaro che ha preceduto ciascuno scatto e che ha comunque speso qualche centinaio di birr per portare a casa queste immagini!

Turmi è un villaggio di poche capanne dove il lunedì si ritrovano per il mercato gli Hamer, la tribù che occupa un vasto territorio che va dal fiume Omo fino al lago Chew Bahir.

Quello che per me rimarrà per sempre legato al ricordo di questo mercato sono gli odori: un misto di burro, polvere, pelli di animali, esaltato dal caldo feroce della tarda mattinata.

Sia gli uomini che le donne usano spalmare i propri capelli di burro e poi ricoprirli con una particolare terra rossa.

Gli Hamer hanno elaborate decorazioni per il loro corpo, che fatta eccezione per i piatti labiali dei Mursi, coprono l’intera gamma delle peculiarità dei popoli della valle dell’Omo.

Questo signore per esempio ha i collant, ma dipinti sulle gambe!

Sembrava di essere finiti in un articolo del National Geographic… e uno di questi bimbi ha perfino provato a vendermi il fratellino piccolo come souvenir per 100 birr (scherzava… spero!)

Oltre al mercato tradizionale, c’è anche un’area dedicata ai turisti: in effetti penso che dopo la lingua locale, quella mattina l’italiano fosse l’idioma più comune!

Una nota pratica. Siamo andati a visitare lasciando i bimbi a giocare al lodge, perché l’ambiente non era per nulla adatto a loro: sole cocente, bambini curiosi che ti inseguono e ti chiedono qualche birr per una foto, lunghe trattative per comprare un qualsiasi oggetto.

Dove abbiamo dormito e mangiato

Il Turmi lodge è una buona sosta nel villaggio di Turmi: le stanze sono spaziose e pulite, con un arredamento essenziale. La corrente elettrica c’è stata solo dalle 18 alle 23, fornita dal generatore: poi solo il una piccola falce di luna e un cielo stellato da togliere il fiato. Ma eravamo davvero troppo stanchi per godercela a lungo! Al ristorante servono un buon buffet, con prodotti freschi e ben cucinati, senza troppe spezie e dunque adatti anche per i bambini (se mai qualche pazzo come noi decidesse di spingersi fino a qui con la prole!).


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Verso il sud Etiopia, fino a Turmi

Abbiamo percorso i circa 280 km che separano Arba Minch da Turmi (praticamente al confine con Kenya e Sudan) in un solo giorno: sembra un’impresa di poco conto, ma contate che solo i primi 85 km sono asfaltati, e non tutti, poi da Konso a Weita inizia una strada con un bel battuto, ma ancora in costruzione, infine da Weita fino a Turni è tutta pista. Se ci mettete in mezzo anche un pic-nic sui tavoli di un bar di Konso con caprice de dieux e patè de foie gras (originariamente destinati al cenone di capodanno) e una serie di forature propiziate dal fuoristrada del giorno precedente al Nechisar Park, beh, la giornata di viaggio ci sta tutta.

A proposito di forature, ogni volta che ci siamo fermati siamo stati raggiunti da variopinti gruppi di abitanti dei villaggi vicini, delle etnie Tsemai e Arbore. Per ogni foto abbiamo dovuto pagare almeno due birr, in questa zona dell’Etiopia prima di fotografare le persone bisogna contrattare un prezzo: le tribù sanno bene di essere un’attrazione turistica e cercano di trarne profitto in questo modo.

Gli uomini di solito girano armati, con il loro fucile a tracolla. Non sono minacciosi, a volte oserei dire perfino rassicuranti in questi luoghi completamente isolati, vicino al lago Chew Bahir, dove, come cita la guida, ci sono anche leoni, iene e altri piccoli carnivori. L’unica cosa che può inquietare è la noncuranza di questi uomini nel portare l’arma… la sapranno veramente usare?

Le tribù vicino al Chew Bahir vivono in queste case fatte di frasche, dalla tipica struttura circolare: la peculiarità è la zona rettangolare davanti al tukul, come una veranda coperta e cintata.

La pista per raggiungere Turmi si snoda attraverso fiumi in secca (magari a tornarci nella stagione delle piogge è tutta un’altra cosa, non sono nemmeno sicura che la strada possa essere praticabile!),

vallate punteggiate di acacie,

e pianure dove l’unica cosa che si riesce a scorgere è la vegetazione, senza traccia di insediamenti umani.

Una nota per chi vuole avventurarsi da solo sulla strada per Turmi: noi siamo stati fermati dalla polizia sul ponte subito dopo il villaggio di Weita, dove un agente ci ha domandato il permesso scritto per passare su questa strada. Noi non l’avevamo, ma ci ha salvato dall’essere rispediti indietro il fatto di avere con noi i nostri documenti diplomatici etiopi. Controllando poi sulla guida, avremmo in effetti dovuto procurarci una lettera all’ufficio turistico ad Addis Ababa, Jinka o Konso e mostrare il nostro passaporto. Se programmate un viaggio in queste zone, meglio seguire queste indicazioni per non incorrere in noiosi contrattempi.

P.S.: come al solito ringrazio per le splendide foto Pulpo Loco e Happy Hour!