Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Sulla strada di casa

Il bello di avere una stanza vista con vista sul lago Tana è che quando ci si sveglia si può godere della meraviglia di un alba sullo specchio d’acqua.

Vicino a Bahir Dar incontriamo a bordo strada le carcasse di alcuni carri armati: sono residuati delle battaglie che il Derg ha condotto in questa zona per reprimere le ribellioni delle popolazioni locali. Sembrano fantasmi di un’epoca lontana, ma sono passati solamente una ventina d’anni da quando sono arrivati qui.

E per concludere il viaggio, conservo solo nella mia mente un’immagine del cammino: il pomeriggio verso le 5 il tetto dei tukul, le tipiche case di paglia, fuma: dentro, al chiaro dell’ultimo sole, si prepara la cena.


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Il lago Tana e i suoi monasteri

Il lago Tana è una distesa d’acqua enorme, che ospita sulle sue rive numerosi monasteri, alcuni dei quali risalgono al XIV secolo.

La nostra meta è il monastero di Ura Kidane Mehret, sulla penisola di Sege: ci hanno detto che è il più bello, con le pitture più spettacolari, ed è aperto anche alle donne (in alcune delle chiese possono entrare solamente gli uomini). Per raggiungerlo impieghiamo un’ora con una barca a motore che si ferma diverse volte in mezzo al lago… Incrociamo anche diverse imbarcazioni fatte di papiro e ogni volta ci chiediamo come facciano a restare a galla: in effetti queste barche, come ci spiegherà la nostra guida al monastero, possono essere utilizzate solo per quindici giorni, perché dopo si inzuppano d’acqua e non galleggiano più.

La strada che porta al monastero si inerpica sul fianco della penisola in mezzo a vegetazione lussureggiante, piante di caffè e bancarelle che vendono collane, croci e souvenirs.

Il monastero non delude le aspettative: le pitture, che raccontano le vicende dei libri sacri per tutti i fedeli che non sono in grado di leggere, sono un tripudio di colori.


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Verso il lago Tana

Durante le vacanze di Natale siamo andati verso nord, sul lago Tana. La prima sosta è stata a Debre Libanos, all’Ethio-German Resort, dove abbiamo preso  un caffè davanti ad un canyon dal panorama spettacolare.

La strada verso Debre Marcos è in cattive condizioni: per gli smottamenti e le frane, la linea di mezzeria sembra disegnata da un cantoniere con il parkinson.

Il panorama vale però la fatica: guglie di pietra che sembrano grossi denti che spuntano dalla montagna, dolci colline a più di 2000 metri di altezza, pianori dove i contadini stanno raccogliendo le messi.

Siamo arrivati a Bahir Dar dopo una giornata intera di viaggio: ormai il sole stava tramontando sul lago Tana.