Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Autobus e mucche

Questa foto l’ho scattata dalla macchina l’altro giorno mentre ero sulla Ring road: mi piaceva molto l’autobus trainato, a cui avevano avuto la cura di mettere il numero 0 sulla testata.

Ma la cosa più bella, di cui mi sono accorta solo una volta che ho rivisto l’immagine sul computer di casa, sono le mucche che attraversano la strada sul sovrappasso! Non che di solito si facciano problemi a passare anche in mezzo alla strada, anche su Ring Road che è la tangenziale della città…


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Meskel

Oggi qui in Etiopia è il giorno del Meskel, una festa religiosa della chiesa ortodossa locale che commemora la scoperta della Vera Croce. La storia narra che a Gerusalemme la Regina Elena, nel quarto secolo, ebbe una rivelazione in sogno: avrebbe dovuto accendere un falò e nel fumo avrebbe visto dove era stata sepolta la vera Croce. Così lei fece preparare un grande fuoco: il fumo salì in cielo e poi ritornò verso il suolo, proprio nel punto dove la Croce era stata sepolta.

Il significato più antico della festa sembra essere legato alla stagione: il mese di Meskerem, che segna l’inizio dell’anno etiopico, coincideva anche con la fine della stagione delle piogge, con la ripresa del lavoro e con la riapertura delle vie di comunicazione.

La festa si celebra con funzioni religiose e con grandi falò ornati di margherite. Ieri sera Meskel Square, la piazza più importante di Addis Ababa, era piena di gente che con le fiaccole in mano ha atteso l’inizio del grande falò, che ha cominciato a bruciare quando il sole è tramontato. Durante tutta la serata, le strade dell’intera città erano costellate di fuochi, intorno ai quali le persone facevano festa.

È un’altra delle contraddizioni di Addis Ababa: la grande città dei palazzi di cemento e vetro che crescono ovunque, dello sviluppo, delle ambasciate, celebra una delle feste più importanti dell’anno con il fuoco, elemento ancestrale, che per una sera sembra essere ovunque, pervadere le strade e lo spirito della comunità.


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Il saldatore con gli occhiali da sole

Oggi è venuto un signore a saldare il nostro cancello, perché si era staccata un’asta metallica. È arrivato con una carriola, contenente i ferri del mestiere: un martello, alcuni pezzi di ferro e una saldatrice.

Questa.

Quando l’ho vista sono corsa in casa a prendere la macchina fotografica, profondamente convinta che l’intera operazione fosse da documentare; e infatti non mi sbagliavo.

Per collegare la saldatrice alla corrente della presa del mio soggiorno, la prolunga non c’era. Ma qui nessuno si perde d’animo per così poco: sono bastati alcuni spezzoni di cavo elettrico, collegati alla meno peggio e fissati con qualche pezzo di stoffa e il problema si è risolto.

Naturalmente tale collegamento alla fine non aveva una spina da infilare nella presa: quando gliel’ho fatto notare, il saldatore mi ha guardato con aria commiserevole, e con noncuranza ha infilato i due fili nudi nei buchini nel muro. Solo qualche scintilla, ma alla fine la saldatrice ha funzionato una meraviglia, il saldatore ha portato a termine il suo lavoro indossando elegantemente un paio di occhiali da sole come protezione, la corrente è saltata solo tre volte e il cancello è tornato come nuovo.

Solo per la cronaca, la presa della corrente ora è un poco sciolta…


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Il nirvana delle auto usate

Il parco macchine qui ad Addis Ababa sta portando a galla emozioni dal mio passato più remoto. La Fiat 850 che mio zio possedeva quando ero piccola piccola, la vecchia Peugeot 204 di mio nonno che ho ritratta in qualche foto in bianco e nero, uno stuolo di maggioloni direttamente dagli anni ’70… Ieri ho rivisto pure la Fiat 127 che mio padre guidava quando mi portata alle elementari, lo stesso grigio, forse era proprio quella… solo che qui le hanno montato le bull bars davanti!


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Bajaj!

Una simpatica variante dei blue donkey sono i bajaj, delle specie di apecar attrezzate al trasporto pubblico, vietate nel centro cittadino ma diffusissime appena si esce dal perimetro della Ring Road, il “grande raccordo anulare” della capitale.

Se gli autisti dei blue donkey sono spericolati nella guida, quelli dei bajaj sono dei veri kamikaze. Spesso al posto delle portiere hanno delle tende, che saranno scomode quando c’è da guardare negli specchietti retrovisori (se ci sono) ma hanno il vantaggio di permettere all’autista di guidare con un ginocchio fuori dall’abitacolo. E poi certi sono pure ecosostenibili, per non consumare energia i fari di notte non li accendono proprio!


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Happy new ethiopian year!

Buon anno nuovo a tutti!

No, non sono impazzita: oggi in Ethiopia è il primo giorno dell’anno. Qui infatti l’Enkutatash , che cade il primo giorno del mese di Meskerem, segna l’inizio di un nuovo anno. Il calendario etiopico, rispetto a quello gregoriano che si usa in Europa, è di sette anni indietro: qui oggi è il primo giorno del 2003.

È stato davvero strano festeggiare il capodanno nel nostro giardino, in una bella e fresca serata con una fettina di luna che faceva capolino da dietro gli eucalipti. Abbiamo acceso un falò rituale, i nostri amici etiopi hanno cantato per noi una canzone tradizionale per augurare a ciascuno di noi un anno prospero e felice (l’unica cosa che abbiamo capito sono stati i nostri nomi in mezzo al ritornello!) e abbiamo ballato tutti insieme intorno al fuoco. Abbiamo poi bevuto caffè appena tostato secondo la tradizione locale, preparato su un piccolo braciere, con l’aroma dell’incenso che si confondeva con quello delle fascine del falò . Abbiamo assaggiato la tella, una specie di birra ottenuta da orzo fermentato e erbe aromatiche (fatta in casa, portato nelle bottiglie dell’acqua minerale… ormai il nostro stomaco sta sviluppando anticorpi africani), le focacce locali e una buonissima torta completamente fasting, ovvero senza nessun ingrediente di origine animale, per rispettare il digiuno rituale imposto dalla religione ortodossa.

E naturalmente, mentre festeggiavamo, è anche mancata la corrente, ma non ci siamo dati per vinti e abbiamo continuato alla luce delle torce!


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Il birr si sacrifica per l’export

Giovedì 1 settembre la Banca Nazionale Etiope ha svalutato il birr, la moneta locale, del 16.7% rispetto al dollaro. Anche la moneta europea ne ha guadagnato: ora con un euro si possono acquistare 21.2 birr. La politica monetaria del governo ha in programma di svalutare il prezzo del birr almeno del 10% ogni anno: questa svalutazione servirà a stimolare la crescita economica e a ridurre l’attuale deficit, con l’obiettivo di incoraggiare le esportazioni e scoraggiare le importazioni. L’operazione dovrebbe supportare la competitività dell’Etiopia sul mercato internazionale, anche se c’è il rischio di una grande crescita dell’inflazione, che negli scorsi anni ha rappresentato un grosso problema arrivando fino al 64%.

Della notizia The Reporter, un giornale etiope, scrive questo , mentre la Reuters ne parla così.


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Back home!

Dopo un viaggio avventuroso siamo finalmente a casa ad Addis Ababa!
Avventuroso il viaggio lo è stato per davvero e non solo perché ho viaggiato da sola con i due terroristi, alias i miei figli. Da Milano a Istanbul, in fase di atterraggio, un carrello portavivande non era stato fissato bene ed è partito come un missile quando il pilota ha iniziato a frenare, attraversando tutto l’aereo a gran velocità. Il bilancio dell’incidente: tanta paura e solo due persone colpite in modo lieve al braccio, per fortuna nessuno si stava sporgendo nel corridoio.
Invece arrivati ad Addis Ababa, abbiamo volato un’ora in tondo sulla città perché c’era scarsa visibilità: alla fine il pilota ha deciso di atterrare, non so se perché le nuvole si erano diradate anche se continuava a piovere a dirotto o perché era finita la benzina…
Comunque siamo tutti (sì, anche i bambini: non li ho lasciati a Istanbul come minacciato più volte, in aeroporto non c’era nemmeno un’area giochi dove dimenticarli…) a casa, ed è bello arrivarci quando finalmente ci sono tutti i mobili al loro posto, sul tavolo ci sono fiori freschi, torta appena comprata e un piccolo regalo per ognuno.