Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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L’Africa a Bruxelles – Africa in Brussels

Per la nostalgia dell’Africa, a Bruxelles c’è rimedio.

For Africa blues,  there is a cure in Bruxelles.

Esiste un luogo dove almeno per qualche ora si riesce a immergersi nella storia, nelle tradizioni, negli habitat africani: il museo reale dell’Africa centrale a Tervuren.
Noi siamo arrivati là attratti dall’esposizione temporanea di ragni e scorpioni vivi, tra cui si può anche ammirare l’aracnide che ha morso Peter Parker facendolo diventare l’Uomo Ragno (ok, è una frottola, ma se non gli raccontavo questa storia, come ce lo trascinavo il piccolo dentro il museo?).

There is a place where, at least for a few hours, you can plunge in the African history, traditions and habitats: the royal museum of central Africa in Tervuren.
We got there attracted by the alive spiders and scorpions temporary exhibition, where you can also find the arachnid that bit Peter Parker, transforming him into Spider Man (ok, it’s a tall lie, but how can I draw my little boy in the museum?)

musée afrique Bxl

La collezione permanente permette di scoprire affascinati aspetti dell’Africa, anche se il tipo di presentazione dei reperti è un po’ datato. C’è una sezione dedicata alla storia coloniale del Belgio e devo dire che una delle cose che mi ha emozionato di più è stata questa foto: durante la visita del re Baldovino dopo la dichiarazione dell’indipendenza dello Zaire (ora Congo), un nazionalista ha rubato la spada dal suo fianco e l’ha mostrata come un trofeo prima di essere fermato dalla polizia. Ho pensato a quanta rabbia, quanta voglia di riscatto doveva esserci in quell’uomo per compiere un gesto del genere. E ho pensato anche con invidia al fotografo che è riuscito a scattare quell’immagine…

The permanent collection is a good chance to discover fascinating features of Africa, even if the display of the pieces is timeworn. There is a section dedicated to the colonial history of Belgium and I have to admit that one of the pieces that touched me more was this photo: during the visit of Belgium’s king Baudouin to Zaire (now Congo) in occasion of the proclamation of independence, a nationalist man stole the king’s sword and he showed it as a trophy before the police stopped him. I thought about all the rage, all the desire of redemption that man should have inside to act like this. And I also thought with envy at the photograph that took that image…

Roi Baudouin Zaire

Se volete visitare il museo però fate in fretta, perché da metà 2013 sarà chiuso per ristrutturazione: anche i curatori belgi si devono essere accorti delle smorfie non proprio entusiaste dei visitatori di fronte a quattro sale di animali impagliati racchiusi nelle loro teche, dunque hanno deciso di correre ai ripari.
Ma se proprio non ce la fate ad arrivare prima della chiusura per ristrutturazione, anche i dintorni del museo meritano da soli una visita, meglio se in una giornata di sole: un meraviglioso parco con giardini, prati ben curati, stagni con le paperelle. Un luogo senza auto nel pieno della natura dove rincorrersi e giocare a fare i leoni e gli elefanti tra le aiuole.

park Tervuren

If you want to visit the museum you ‘d better hurry up, because it will be closed for renovation from mid-2013: even Belgian curators have decided to change something after noticing the visitors’ appalled grimaces in front of a sequence of four rooms full of stuffed animals in their vitrines.
But even if you cannot go before the museum will close its doors, you can spend a day, better a sunny day, visiting the surroundings: a wonderful park with gardens, well mowed lawn, ponds with ducks. A place without cars, in the nature, where kids can play the lion and the elephant among the flowerbeds.

parc tervuren


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La galette des Rois

Come ben sanno gli amici expat, per adattare la propria vita alla cultura e alle abitudini di un nuovo paese non c’è nulla di meglio che cominciare a celebrare le festività con gli usi locali. Insomma, ovunque ti trovi nel mondo, ogni occasione è buona per festeggiare!

As our expat friends well know, the best way to adapt our life to the culture and to the habits of a new country is to celebrate the holiday season in the local ways. So, wherever you are in the world, every occasion is good to celebrate!

Dopo aver ricevuto i doni da Saint Nicholas e dal suo aiutante Zwarte Piet (che pare avere origini etiopi, guarda il mondo com’è piccolo…), per pari opportunità non si poteva non festeggiare la Befana e i Re Magi.

After receiving candies from Saint Nicholas and his companion Zwarte Piet (it seems he has Ethiopian origins, it is a small world…), to respect gender equality we had to celebrate also the Befana and the Three Wise Men.

A Bruxelles la cara vecchina non arriva, fatta eccezione per l’Istituto Italiano di Cultura che la ospiterà il 12 gennaio,e il 6 gennaio si ricordano solo i Re Magi mangiando la galette des Rois,un dolce a loro dedicato.
Noi quest’anno, grazie agli amici che ormai vivono qui da anni e ci hanno iniziato a questa tradizione, ne abbiamo provato ben tre versioni e abbiamo trovato difficile stabilire quale fosse la più buona!

This nice old lady doesn’t arrive in Brussels, except at the Italian Cultural Institute where she will come on January, 12, and on January 6 the “galettes des Rois”, a typical cake, just remember the Three Wise Man.
Thanks to our friends that have been living in Brussels for years and let us know this tradition, we tasted three different version of this cake and we find it hard to decide which one was the best!

galette des rois

Per i volenterosi che volessero provare a replicare questa delizia a casa ecco la ricetta su un blog in italiano gestito da una belga doc.
E per i più temerari, un sito in francese dove ci sono varianti di questo dolce per tutti i gusti.
Naturalmente a casa nostra la Befana è passata comunque e a fianco alle calze diligentemente appese già da una settimana ha trovato una fetta di galette ed un bicchiere di latte ad attenderla.

For the willing ones that want to bake this delicious pie, here you are the recipe I found in a blog (in Italian) managed by a real Belgian.
For the daredevil, here a French website where you can find variations on the theme for every sweet tooth.
Of course the Befana visited our home and she found next to the socks, already hung by the kids one week ago, a piece of galette and a a glass of milk that were waiting for her.


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Les Plaisirs d’hiver

Per chi passa da Bruxelles in questi giorni e vuole vivere appieno l’atmosfera natalizia, non può mancare un giro in centro dove fino al 6 gennaio ci saranno les Plaisirs d’Hiver. C’è di che perdersi e di che sognare, e non solo per una come me che dopo due anni in Africa è in crisi d’astinenza da annessi e connessi al Natale.
C’è il mercatino dove si trovano cappellini di lana, giochi in legno, candele e tanti oggetti carini da regalare ma anche macaron, vin chaud, ostriche e champagne…

ph ruota chalet
l’albero di Natale strano sulla Grand-Place, che ha portato
polemiche di natura politica ed estetica (per chi avesse dubbi, a mio parere giustificati, nell’identificarlo nella foto, il sapin de Noel è quello bianco sullo sfondo),

ph sapin
la ruota panoramica per guardare tutti dall’alto in basso,

ph ruota piccione
il pattinoire a Sainte Catherine (grazie al nonno per la foto!)

ph pattinoire
e le giostre antiche, due, un vero capolavoro di fantasia e bricolage: l’aereo che vola sospeso nel cielo, lo scheletro di dinosauro da cavalcare, l’iguana che ospita i bambini nella pancia, la cavalletta, il deltaplano, strane macchine a vapore…

ph giostra
Mentre guardavo i miei figli che si divertivano come matti sulla giostra, ho avuto un’illuminazione, ho scoperto il mestiere che voglio fare da grande: la gonfleuse de nuages

ph gonfleuse


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Abiti da sera o aerei da guerra?

Ogni madre crede di conoscere i propri figli, i loro gusti, le loro preferenze, pensa perfino di poter anticipare le scelte di quelle indifese creature che una volta hanno abitato il suo ventre. Io l’ho creduto fino a domenica scorsa, poi l’idillio è stato abbattuto da un cacciabombardiere e sono dovuta scendere a patti con la cruda realtà quando si è trattato di scegliere il museo da visitare durante una passeggiata in famiglia.

Vi spiego meglio. Nei giorni scorsi, in occasione del compleanno di mia figlia, avevo organizzato un’uscita pensata apposta per lei: una visita alla mostra di abiti della principessa Maria Joséal museo reale di arte e di storia. Alla gita si sono aggregati il fratellino, che ha giurato di amare i vestiti da principessa e di fare il bravo per tre giorni consecutivi pur di venire con noi, e i nonni, che nonostante siamo ancora con la casa che sembra un campo nomadi sono già venuti a trovarci.

Mentre stavamo camminando verso il museo abbiamo attraversato il complesso del Cinquantenaire : dietro una grande vetrata c’erano aerei di ogni sorta appesi al soffitto di un’immenso salone…

musee armée aereo arancione

e così la meta della nostra gita è diventato il musée de l’Armée et d’Histoire Militaire!

musée armee fronte

Dai vestiti da sera siamo passati alle uniformi: il nonno emozionato e felice si è prodigato in spiegazioni mentre i miei figli si interessavano a obici, ricognitori, bombardieri e piani di battaglia. E stanno già programmando un’altra visita, visto che il museo è immenso (e gratuito) e loro sono riusciti a vedere solo gli aerei!

il musée de l'Armée di Bruxelles

il musée de l’Armée di Bruxelles

All’uscita ci siamo goduti il tramonto nel Parc du Cinquantenaire, che sembrava dipinto apposta per pigri flaneurs della domenica.

tramonto al parco del Cinquantenaire, Bruxelles

tramonto al parc du Cinquantenaire, Bruxelles

parco del Cinquantenaire, Bruxelles

parc du Cinquantenaire, Bruxelles

E passeggiando passeggiando, siamo arrivati da Paul e abbiamo portato a casa una tarte au fromage per far spegnere le candeline alla festeggiata belgian style.

tarte au fromage

tarte au fromage


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Dove compro l’artigianato etiope

Oggi per la prima volta ho venduto uno spazio pubblicitario sul mio blog… o quasi! Ora vi spiego com’è andata.

Stamattina sono andata dal mio amico Teklu su Churchill road per comprare una Jimma chair, le famose sedie che vengono dall’omonima città etiope costruite con un unico pezzo di legno, come questa qui sotto.

Jimma chair

Io quando sono stata per la prima volta nel suo negozio, un anno e mezzo fa, non volevo entrare. Con tutte le raccomandazioni che gli amici mi avevano fatto e con quello che si legge sulle varie guide e siti web circa le truffe in cui a volte si può incorrere, varcare quella soglia mi pareva una follia: un antro stretto e angusto, scarsamente illuminato, con una sola uscita, stipato di oggetti di legno fino al soffitto, con un odore che mescolava umidità, pelli animali, legno e sudore.

L’interno del negozio di Teklu

Per mia fortuna l’amica con cui ero arrivata fin lì ha insistito: siamo entrate e abbiamo scoperto un tesoro. Entrando nella prima stanza in pochi metri quadri abbiamo trovato un’enorme varietà di manufatti di legno: sedie, sgabelli, vassoi, tavolini, panche, ciotole, sedili, taglieri, perfino un’enorme scodella ricavata da un unico pezzo di legno che ho scoperto essere una vasca da bagno!

Abbiamo scoperto anche una seconda stanza piena di collane, croci etiopi, pelli dipinte, maschere, pergamene religiose, icone, poggiatesta tradizionali di svariate fogge…

Collane e perline etiopi

Quello che mi piace di Teklu è che, a differenza di altri venditori, lui ti lascia curiosare per il suo negozio, osservandoti discretamente da un angolo, pronto a darti informazioni sul prezzo o sull’utilizzo di un oggetto. Naturalmente per lui sono, e siete, ferengi dunque trattare sul prezzo è assolutamente d’obbligo.

Croci tradizionali etiopi

Se per caso vi trovate ad Addis, il negozio di Teklu si chiama Ethio Abyssinia Handicraft & traditional Cloth shop e si trova su Churchill road, circa 150 metri dopo Tewdoros Square andando verso la stazione, giusto di fronte al Churchill Hotel. Se andate da lui dopo aver letto questo post, ditegli che vi manda l’italiana che ha già comprato due Jimma chair e che gli ha promesso pubblicità sul suo blog in cambio di un ottimo sconto!


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Il nuovo album di Teddy Afro

A sette anni dall’uscita del suo ultimo lavoro, Teddy Afro ha pubblicato un nuovo album.

Teddy Afro è una star della musica etiope: da qualche settimana, le sue foto appaiono ovunque, dai grandi manifesti sui palazzi che sponsorizzano il suo nuovo lavoro ai ritratti sul retro dei taxi, i cui autisti ascoltano i suoi brani a tutto volume. È considerato un artista rivoluzionario, che lotta per la libertà, capace di conquistare un largo seguito. Il suo nuovo album in meno di una settimana ha già venduto più di 100.000 copie, non solo di cd ma anche di cassette (ve le ricordate ancora?).

Ieri ho scoperto che pure mia figlia lo conosce: quando le ho chiesto dove avesse sentito le sue canzoni, mi ha detto che gliele ha fatte ascoltare il guardiano!


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Siamo tutti sotto lo stesso cielo

Di ritorno dalle vacanze di Pasqua negli Emirati Arabi Uniti, la mia mamita mi ha accolto con una novità: “Vado a Dubai a lavorare”, mi ha detto con un sorriso e gli occhi pieni di pianto. Andrà a fare la cameriera in un ristorante, mi spiega mentre cerca di ricacciare indietro le lacrime, ha un’amica là che le ha trovato questo impiego.

Ho già parlato in un altro post dei molti etiopi che emigrano nei paesi ricchi della penisola arabica per cercare lavoro. Tante sono ragazze: ne avevamo l’aereo pieno quando abbiamo volato verso Dubai. Ragazze al loro primo volo, che al minimo scossone si trasformano in maschere di cera per il terrore; ragazze eccitate e fiduciose per la nuova vita che le attende, spesso per la prima volta lontane dalla loro famiglia; ragazze con gli occhi pieni di lacrime per la nostalgia del loro paese e della loro gente.

Ho visto tutto questo, e anche di più, negli occhi della mia mamita ieri, quando mi ha salutato prima della partenza. Tra baci, abbracci, lacrime e sorrisi ho trovato paura, speranza, nostalgia, gratitudine.

Le stesse sensazioni che leggo sul volto degli amici expat che partono per una nuova destinazione: inquietudine per il fatto di dover ricominciare una nuova vita, in un nuovo paese, tutto daccapo; aspettativa per le mille possibilità che si possono aprire; tristezza per gli amici che si lasciano; gratitudine per tutto ciò che il paese ospite e le persone incontrate hanno offerto.

Noi expat di solito ci muoviamo con una situazione economica solida alle spalle, questi emigranti partono con la loro valigia e con la speranza di guadagnare qualche soldo e di poter tornare in patria pagando di tasca propria il loro biglietto aereo. Ma mi sembra che in fin dei conti i sentimenti legati all’expatriation siano gli stessi per tutti quanti.