Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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La mia prima intervista

Quando ho iniziato a scrivere il mio blog non me lo sarei mai immaginata. Attraverso i post che ho pubblicato ho conosciuto persone interessanti, che stanno vivendo un’esperienza in giro per il mondo come me e con cui ho spesso scambiato idee e impressioni. Eh sì, perché spesso a parlare dei problemi dell’expatriation con chi non l’ha mai affrontata ci si sente un po’ come a raccontare una vita su un altro pianeta.

Attraverso il mio blog ho conosciuto Mommy Planner, una mamma expat che vive in Canada che ha deciso di raccogliere un po’ di esperienze di altre blogger sparse per il mondo. Il suo blog è una raccolta di situazioni, paure, gioie e scoperte che vale la pena di essere sfogliata.

Nel suo ultimo post ci sono anch’io con il mio blog, orgogliosa di aver concesso la mia prima intervista.

Grazie Ale 😉

Atomium da sotto


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La galette des Rois

Come ben sanno gli amici expat, per adattare la propria vita alla cultura e alle abitudini di un nuovo paese non c’è nulla di meglio che cominciare a celebrare le festività con gli usi locali. Insomma, ovunque ti trovi nel mondo, ogni occasione è buona per festeggiare!

As our expat friends well know, the best way to adapt our life to the culture and to the habits of a new country is to celebrate the holiday season in the local ways. So, wherever you are in the world, every occasion is good to celebrate!

Dopo aver ricevuto i doni da Saint Nicholas e dal suo aiutante Zwarte Piet (che pare avere origini etiopi, guarda il mondo com’è piccolo…), per pari opportunità non si poteva non festeggiare la Befana e i Re Magi.

After receiving candies from Saint Nicholas and his companion Zwarte Piet (it seems he has Ethiopian origins, it is a small world…), to respect gender equality we had to celebrate also the Befana and the Three Wise Men.

A Bruxelles la cara vecchina non arriva, fatta eccezione per l’Istituto Italiano di Cultura che la ospiterà il 12 gennaio,e il 6 gennaio si ricordano solo i Re Magi mangiando la galette des Rois,un dolce a loro dedicato.
Noi quest’anno, grazie agli amici che ormai vivono qui da anni e ci hanno iniziato a questa tradizione, ne abbiamo provato ben tre versioni e abbiamo trovato difficile stabilire quale fosse la più buona!

This nice old lady doesn’t arrive in Brussels, except at the Italian Cultural Institute where she will come on January, 12, and on January 6 the “galettes des Rois”, a typical cake, just remember the Three Wise Man.
Thanks to our friends that have been living in Brussels for years and let us know this tradition, we tasted three different version of this cake and we find it hard to decide which one was the best!

galette des rois

Per i volenterosi che volessero provare a replicare questa delizia a casa ecco la ricetta su un blog in italiano gestito da una belga doc.
E per i più temerari, un sito in francese dove ci sono varianti di questo dolce per tutti i gusti.
Naturalmente a casa nostra la Befana è passata comunque e a fianco alle calze diligentemente appese già da una settimana ha trovato una fetta di galette ed un bicchiere di latte ad attenderla.

For the willing ones that want to bake this delicious pie, here you are the recipe I found in a blog (in Italian) managed by a real Belgian.
For the daredevil, here a French website where you can find variations on the theme for every sweet tooth.
Of course the Befana visited our home and she found next to the socks, already hung by the kids one week ago, a piece of galette and a a glass of milk that were waiting for her.


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Fare la spesa a casa di amici

Tra le tante esperienze nuove e inusuali che l’Etiopia mi sta regalando c’è anche quella di ritrovarmi a fare la spesa a casa di amici.

Mi spiego: chi se ne va da Addis molte volte non può, o non vuole, portarsi dietro tutte le cose che ha acquistato per vivere qui. Così di solito manda in giro via e-mail una lista di oggetti da vendere con il relativo prezzo oppure organizza una giornata di vendita direttamente a casa, dove ogni oggetto acquistabile ha il suo cartellino con il prezzo.

A me questi momenti mettono sempre una tristezza infinita e mi ritrovo a voler comprare un divano (che non mi serve e non saprei dove mettere) su cui tante volte ho preso il caffè e chiacchierato con gli amici solo per poter conservare un pezzetto di vita che sta passando via veloce.

Ho imparato però a mettere da parte la malinconia e ad approfittarne in modo costruttivo, perché queste vendite sono occasioni imperdibili per accaparrarsi oggetti introvabili ad Addis. Le persone che traslocano vendono di tutto e così mi è capitato di tornare a casa con tre bottiglie di Gewurztraminer, con un letto matrimoniale, con uno stampo per i muffin, con un trenino di legno con le rotaie…

E poi succede che gli amici che se ne vanno, quando ti vengono a salutare per l’ultima volta prima della partenza, si presentano con uno scatolone con “gli avanzi” del trasloco, su cui di solito si versano le ultime lacrime prima del volo che li porterà lontani.

Questi scatoloni a sorpresa sono la passione dei miei figli: è come se arrivasse Babbo Natale fuori stagione perché da lì escono patatine e biscotti che mamma non compra mai perché non sono sani, costruzioni e bambole con cui hanno giocato in altre case, vestiti e scarpe che hanno visto indossare dagli amichetti, piatti in cui hanno mangiato, insomma, un tesoro. E ogni volta che ci ritroviamo ad usare questi oggetti, pensiamo agli amici e a quando andremo a trovarli… le vacanze stanno arrivando, aspettateci!


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Siamo tutti sotto lo stesso cielo

Di ritorno dalle vacanze di Pasqua negli Emirati Arabi Uniti, la mia mamita mi ha accolto con una novità: “Vado a Dubai a lavorare”, mi ha detto con un sorriso e gli occhi pieni di pianto. Andrà a fare la cameriera in un ristorante, mi spiega mentre cerca di ricacciare indietro le lacrime, ha un’amica là che le ha trovato questo impiego.

Ho già parlato in un altro post dei molti etiopi che emigrano nei paesi ricchi della penisola arabica per cercare lavoro. Tante sono ragazze: ne avevamo l’aereo pieno quando abbiamo volato verso Dubai. Ragazze al loro primo volo, che al minimo scossone si trasformano in maschere di cera per il terrore; ragazze eccitate e fiduciose per la nuova vita che le attende, spesso per la prima volta lontane dalla loro famiglia; ragazze con gli occhi pieni di lacrime per la nostalgia del loro paese e della loro gente.

Ho visto tutto questo, e anche di più, negli occhi della mia mamita ieri, quando mi ha salutato prima della partenza. Tra baci, abbracci, lacrime e sorrisi ho trovato paura, speranza, nostalgia, gratitudine.

Le stesse sensazioni che leggo sul volto degli amici expat che partono per una nuova destinazione: inquietudine per il fatto di dover ricominciare una nuova vita, in un nuovo paese, tutto daccapo; aspettativa per le mille possibilità che si possono aprire; tristezza per gli amici che si lasciano; gratitudine per tutto ciò che il paese ospite e le persone incontrate hanno offerto.

Noi expat di solito ci muoviamo con una situazione economica solida alle spalle, questi emigranti partono con la loro valigia e con la speranza di guadagnare qualche soldo e di poter tornare in patria pagando di tasca propria il loro biglietto aereo. Ma mi sembra che in fin dei conti i sentimenti legati all’expatriation siano gli stessi per tutti quanti.


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La Pasqua degli expat

Gli espatriati, è noto, cercano in ogni luogo del mondo di riprodurre i sapori di casa. Un po’ per sentirsi vicini, almeno idealmente, alle famiglie e agli amici lasciati in patria, un po’ perché è divertente condividere con gli altri expat le proprie tradizioni ed assaggiare i piatti tipici di altri paesi.

Così mia amica in Sudan si è cimentata in una colomba pasquale, che dalle foto sembra ottima, l’altra sposata con un’inglese domani ci preparerà una colazione con uova e bacon, mentre io mi sono lanciata nella preparazione di un’autentica pastiera napoletana, con il grano cotto che ho contrabbandato durante il mio ultimo viaggio in terra natia.

Il risultato è questo: esteticamente presenta bene, vedremo se è anche buona! La prova che ho fatto qualche settimana fa non era male, considerazione oggettiva visto che è stata spazzolata via in meno di due giorni. Certo, mio marito mi ha detto che somiglia “abbastanza” a quella di mammà, ma sono ben cosciente che non riuscirò mai ad arrivare al livello di maestria di mia suocera!

Auguri di buona Pasqua a tutti!


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Compleanno da expat

Ti accorgi di avere una figlia che è una vera TCK (Third Culture Kid) quando:

  • Il giorno del suo compleanno coincide esattamente con la sua data di nascita, secondo il calendario etiope.
  • I suoi regali di compleanno provengono direttamente da valigie portate dall’Europa, perché qui i giochi di buona qualità non si trovano.
  • Spengendo le candeline sulla torta, vuole che gli invitati le cantino “Buon compleanno a te” in italiano, inglese, francese, spagnolo e amahrico.
  • I nonni, i parenti e metà dei suoi amici le fanno gli auguri via web.
  • Almeno tre compagnie aeree diverse le inviano via e-mail gli auguri di buon compleanno.
  • Per la sua  festa di compleanno hai in casa una quarantina di persone di almeno dieci nazionalità diverse… “Mamma, ne invito ancora uno di amico, tanto c’è il giardino!”


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Essere un expat in Addis

Ti accorgi di essere diventato un expat a tutti gli effetti quando:

… dicendo ad un’amica che tuo figlio è stato morso dalle pulci lei ti risponde “non ti preoccupare, anche il mio, questa è stagione.”

… fuori città, nelle campagne, incontri le donne che sulle spalle trasportano enormi fascine di legna oppure taniche piene d’acqua mentre i muli trotterellano leggeri senza nessun basto.

… la cena ideale di tua figlia non è più pizza e patatine fritte, ma injera e shiro.

… sulla tangenziale di Addis Abeba incontri tre mucche che pascolano contromano e lo consideri normale.

… mentre stai pranzando, alla finestra della cucina si affaccia una scimmia, curiosa e affamata.

… stai guidando e il conducente della macchina davanti, per esprimerti la sua intenzione di svoltare a sinistra, non mette la freccia ma tira fuori il braccio dal finestrino e ti fa segno che, se per favore rallenti, lui dovrebbe girare.

…vai al supermercato con tuo figlio e a lui scappa la pipì: tu non chiedi dov’è il bagno ma esci fuori e gliela fai fare per strada contro un muro, à la éthiopienne.