Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Kaya Kinondo o la foresta sacra

Mentre eravamo in vacanza a Diani Beach, tra un tuffo e l’altro siamo anche andati a visitare una foresta sacra, Kaya Kinondo, che si trova a pochi km dai lussuosi e chiassosi resort della costa a sud di Mombasa: è un’oasi di silenzio e di pace, mantenuta intatta dalla volontà degli abitanti del luogo di conservare le loro tradizioni e di preservare un luogo per loro sacro.

Una parte del bosco cresce su una base di corallo, perché una volta l’area era sommersa dall’oceano, e le radici degli alberi incrociano il sentiero alla ricerca di acqua negli strati superficiali. Ci sono molti ficus strangolatori che si arrampicano su per i tronchi di altri alberi e creano con le loro radici intricati ricami vegetali.

Alla kaya sono legati diversi rituali e leggende: prima di entrare la nostra guida ci ha legato intorno alla vita un kaniki, un abito tradizionale, poi ci ha fatto abbracciare un albero per acquistare forza e salute e ci ha spiegato che nella foresta ogni creatura, animale o vegetale, ha un’anima che va rispettata per non incorrere in una vendetta spietata. Ci ha mostrato uno degli alberi del bosco, che riporta ancora i segni di un tentativo di abbatterlo con la motosega da parte di un uomo che non conosceva il significato della foresta: l’albero è ancora lì, vivo e vegeto, mentre l’uomo è morto pochi giorni dopo il tentativo, ci ha spiegato molto seriamente.

Per risolvere problemi di ogni sorta, dalla sterilità alla ricerca di un nuovo lavoro, basta sacrificare un animale di colore nero su una pietra situata nel cuore della foresta. Dal gallo al bue, passando per la capra, gli animali purché neri vanno tutti bene: suppongo che la grandezza della bestia sia legata alla gravità del problema o alla celerità della soluzione richiesta…


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Le vacanze e la guerra

Uno dei vantaggi d abitare in Etiopia è che ci vogliono solo due ore e mezza di volo per raggiungere le splendide spiagge del Kenya che si affacciano sull’oceano indiano. E una delle cose positive di essere una spouse nullafacente (si fa per dire…) è che si ha un sacco di tempo per pianificare le vacanze. Unendo i due fattori, dieci giorni fa ce ne siamo andati a Diani Beach approfittando delle vacanze del mid-term (grande invenzione!) delle scuole dei pupi.

Abbiamo passato la settimana in questa villa, tra piscina, spiaggia, gite in barca alla barriera corallina, sculture di sabbia, inseguimenti notturni dei granchi e sontuose mangiate di pesce magistralmente preparato dal cuoco Jackson, che ci ha coccolato e fato ingrassare parecchio.

Mentre noi ce la spassavamo nel sud del paese e non ci accorgevamo di nulla se non attraverso i titoli dei quotidiani, nel nord stava iniziando una guerra.

L’esercito keniano è entrato in territorio somalo per contrastare gli attacchi terroristici del gruppo islamico al-Shabab. Ecco cosa ne pensano della faccenda i reporter della BBC e di Al Jazeera.

Sui media italiani si è parlato della situazione che si è venuta a creare tra Kenya e Somalia solo quando ha coinvolto turisti occidentali, con rapimenti e purtroppo uccisioni. Ma lo scenario nell’ex colonia italiana è quello di una guerra, con profughi che fuggono dalle loro case e l’intervento militare di uno stato confinante per cercare di ristabilire una situazione di pace e arginare le perdite che l’industria turistica keniana sta già subendo.

Certo non si tratta solo di ristabilire l’ordine in un paese dove di fatto uno stato non esiste, perché il Kenya non è la sola nazione ad avere interesse che la zona sia pacificata. Ma per ora è la sola che ne sta pagando le conseguenze.


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Un’altra Africa

Com’è il Kenya? È tanto diverso dall’Etiopia?

Questa è la domanda che la maggior parte delle persone etiopi che conosco e che non sono mai state all’estero mi hanno fatto quando sono tornata da Mombasa.

Il Kenya, per chi vive in Etiopia, è un’altra Africa. O per lo meno lo sono le città, in cui si percepisce un fervido  sviluppo economico e una forte impronta europea: in fondo, gli inglesi sono rimasti nel paese fino al 1963.  Nei supermercati si trova una buona scelta di prodotti occidentali a costi ragionevoli, il parco auto è abbastanza moderno, le strutture alberghiere sono di buona qualità. Ma soprattutto il Kenya ha il mare, uno splendido oceano indiano che sembra tirato fuori dall’illustrazione di un catalogo di un tour operator. E con il mare tutto ciò che ne consegue: spiagge infinite di sabbia bianca, pesce fresco di tutti i tipi, una barriera corallina che con la bassa marea si può andare a vedere a piedi… davvero un sogno.

Naturalmente tutte queste cose ai miei amici etiopi non le ho dette, limitandomi a delle mezze verità (“il Kenya è diverso dall’Etiopia…”) che non ferissero troppo il loro orgoglio nazionale!