Mentre eravamo in vacanza a Diani Beach, tra un tuffo e l’altro siamo anche andati a visitare una foresta sacra, Kaya Kinondo, che si trova a pochi km dai lussuosi e chiassosi resort della costa a sud di Mombasa: è un’oasi di silenzio e di pace, mantenuta intatta dalla volontà degli abitanti del luogo di conservare le loro tradizioni e di preservare un luogo per loro sacro.
Una parte del bosco cresce su una base di corallo, perché una volta l’area era sommersa dall’oceano, e le radici degli alberi incrociano il sentiero alla ricerca di acqua negli strati superficiali. Ci sono molti ficus strangolatori che si arrampicano su per i tronchi di altri alberi e creano con le loro radici intricati ricami vegetali.
Alla kaya sono legati diversi rituali e leggende: prima di entrare la nostra guida ci ha legato intorno alla vita un kaniki, un abito tradizionale, poi ci ha fatto abbracciare un albero per acquistare forza e salute e ci ha spiegato che nella foresta ogni creatura, animale o vegetale, ha un’anima che va rispettata per non incorrere in una vendetta spietata. Ci ha mostrato uno degli alberi del bosco, che riporta ancora i segni di un tentativo di abbatterlo con la motosega da parte di un uomo che non conosceva il significato della foresta: l’albero è ancora lì, vivo e vegeto, mentre l’uomo è morto pochi giorni dopo il tentativo, ci ha spiegato molto seriamente.
Per risolvere problemi di ogni sorta, dalla sterilità alla ricerca di un nuovo lavoro, basta sacrificare un animale di colore nero su una pietra situata nel cuore della foresta. Dal gallo al bue, passando per la capra, gli animali purché neri vanno tutti bene: suppongo che la grandezza della bestia sia legata alla gravità del problema o alla celerità della soluzione richiesta…