Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Parchimetro umano

Quando parcheggi in città, nulla ti dice se sei in una zona a tariffazione (o almeno nessun cartello te lo dice in caratteri latini…) ma quando ti allontani dalla macchina come dal nulla si materializza un addetto che infila sotto al tergicristalli un piccolo bigliettino con scritta l’ora in cui sei arrivato. Al momento di andartene, lo stesso ricompare dal nulla (ora che ho imparato, per non fare la figuraccia di quella che vuole scappare senza pagare, mi guardo intorno prima di salire in macchina e lo cerco, l’addetto) e ti si para davanti alla macchina, reclamando cinquanta centesimi per ogni mezz’ora di parcheggio.

A volte, quando lascio la macchina solo per alcuni minuti per andare a comprare il latte, è una gara a chi è più veloce, se io a fare gli acquisti o il parcheggiatore a trovarmi e a rifilarmi il bigliettino!


2 commenti

Parking expertise

Ieri siamo andati al Friendship building (in attesa di una foto mia, eccone una tanto per darvi un’idea), un grande palazzo con molti negozi all’interno (una specie di centro commerciale, in inglese si chiama mall). Fuori, le macchine erano parcheggiate a lisca di pesce, in doppia fila, ma noi per puro caso abbiamo trovato un posto regolare, in prima fila per capirci.

Quando siamo tornati dal nostro giro, una macchina si era messa dietro di noi. Mentre ci stavamo chiedendo come fare per uscire, si è avvicinato il parcheggiatore che ci ha chiesto, quasi fosse una domanda retorica fatta a dei ferengi, “telephone?”. Mentre mio marito, piuttosto allibito per la strana richiesta (di solito ti aspetti che ti chiedano qualche birr per pagare la sosta), faceva sì con la testa, il parcheggiatore gli porgeva un foglietto con un numero di telefono e gli diceva “Call!”, chiama! Insomma, si era organizzato in modo da avere i numeri di telefono delle persone parcheggiate in seconda fila, in modo da non bloccare il turnover e non tediare i clienti con inutili attese!