Eccoci arrivati a Bruxelles, la nostra nuova destinazione.
Siamo ancora, com’era prevedibile, senza una fissa dimora, senza un’auto, senza mobili,senza stoviglie, senza vestiti invernali, senza stivali da neve… e la lista potrebbe continuare ancora per un po’. Siamo lanciati verso un tour de force di shopping in negozi pieni di tentacolari insidie, pericolosissime dopo due anni di astinenza.
I nostri (pochi) averi giacciono in un container in qualche luogo imprecisato del mondo,nella peggiore delle ipotesi ancora ad Addis Abeba, oppure sulla direttrice che va verso Gibuti, nel migliore dei casi già su una nave in rotta verso il Belgio. I miei figli per precauzione hanno già scritto a Babbo Natale chiedendo di trovare i loro vecchi giochi sotto l’albero… speriamo li ascolti.
La cosa disastrosa è che stiamo vivendo lo stress della relocation, in cui si ha bisogno spesso di una consolazione o di una gratificazione, nel paese che molti reputano produrre il miglior cioccolato del mondo (dopo il Piemonte, dico io!). Un vero disastro per la linea, ma per i miei figli può esserci ancora la speranza di vincere il premio Nobel… leggete qui!