Ferengi in Bruxelles

dall'Etiopia a Bruxelles senza passare dal via


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Buon Natale

Buon Natale a tutti quelli a cui vogliamo bene e che sono lontani, ma che per farci gli auguri e per esserci vicini ci mandano mail, cartoline,  foto e baccelli di vaniglia del Madagascar.

Merry Xmas to all we love and are far away, but send us e-mail, cards, pictures and vanilla pods from Madagascar to be close to us.

palline argento

Buon Natale agli amici nuovi e di sempre con cui abbiamo festeggiato e condiviso ottimo cibo, buon vino, regali che vengono dal cuore e l’entusiasmo incontenibile dei bimbi dopo il pranzo natalizio.

Merry Xmas to old and new friends with whom we celebrated and we shared excellent food, great wine, presents from the heart and the unstoppable enthousiasm of the children after the Xmas lunch.

Buon Natale con il sole, con una giornata che sembra primavera e con un’amica dall’Etiopia che mi rimprovera di essermi già “bruxellizzata” e di considerare bel tempo quando, anche se il cielo è grigio topo, non piove e la colonnina di mercurio supera gli otto gradi.

Merry Xmas with the sun, with a spring-like weather and with a friend from Ethiopia that reproach me to be already “bruxelloise” and to consider good weather when, despite a grey sky, it doesn’t rain and the temperature is over eight degrees. 

natale finestra

Buon Natale anche a Babbo Natale, che visto che sono stata proprio buona quest’anno mi ha riempito la casa di pacchi… finalmente è arrivato il container da Addis 🙂

Merry Xmas also to Santa Claus: I have been so good that he has brought me really a lot of boxes… our stuff from Addis finally arrived 🙂


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Les Plaisirs d’hiver

Per chi passa da Bruxelles in questi giorni e vuole vivere appieno l’atmosfera natalizia, non può mancare un giro in centro dove fino al 6 gennaio ci saranno les Plaisirs d’Hiver. C’è di che perdersi e di che sognare, e non solo per una come me che dopo due anni in Africa è in crisi d’astinenza da annessi e connessi al Natale.
C’è il mercatino dove si trovano cappellini di lana, giochi in legno, candele e tanti oggetti carini da regalare ma anche macaron, vin chaud, ostriche e champagne…

ph ruota chalet
l’albero di Natale strano sulla Grand-Place, che ha portato
polemiche di natura politica ed estetica (per chi avesse dubbi, a mio parere giustificati, nell’identificarlo nella foto, il sapin de Noel è quello bianco sullo sfondo),

ph sapin
la ruota panoramica per guardare tutti dall’alto in basso,

ph ruota piccione
il pattinoire a Sainte Catherine (grazie al nonno per la foto!)

ph pattinoire
e le giostre antiche, due, un vero capolavoro di fantasia e bricolage: l’aereo che vola sospeso nel cielo, lo scheletro di dinosauro da cavalcare, l’iguana che ospita i bambini nella pancia, la cavalletta, il deltaplano, strane macchine a vapore…

ph giostra
Mentre guardavo i miei figli che si divertivano come matti sulla giostra, ho avuto un’illuminazione, ho scoperto il mestiere che voglio fare da grande: la gonfleuse de nuages

ph gonfleuse


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Relocation Stress Syndrome

Le statistiche dicono che il trasloco sia la terza maggiore causa di stress nella vita di una persona.

Non so dove una relocation transcontinentale si posizioni in classifica, ma è bello sapere che qualcuno si è preoccupato di dare un nome al disagio che attanaglia chi cambia casa, lavoro, città, vita, e lo ha elevato al rango di sindrome, un complesso di sintomi e segni patologici come viene definita dagli esperti. E così ho scoperto che nella mia vita, dopo aver avuto la varicella, il morbillo e la parotite, sto sperimentando pure la relocation stress syndrome (RSS).

Nessuno finora ha però mai parlato delle sindromi collaterali legate ad un trasloco internazionale, quando i tuoi averi giacciono in un container dimenticato in qualche angolo di mondo e tu devi comunque ricreare una parvenza di normalità nella vita quotidiana. Ecco dunque una carrellata di patologie correlate alla relocation che la letteratura medica non ha ancora repertoriato e che ho sperimentato apposta per poterle raccontare qui.

mobili scatoloni

Sindrome da disgregazione familiare da mobilificio

Si manifesta in genere già dal primo mobilificio visitato e si aggrava man mano che si procede nella disamina e scelta dei mobili. I bambini si perdono nell’area camerette disfacendo nel frattempo tutti i letti dell’esposizione, inseguiti dagli addetti alla vendita che non dimostrano particolare simpatia per chi non supera il metro e trenta. I genitori non si curano più di loro: la madre gira come un’indemoniata, metro alla mano, misurando tutto, anche i commessi, e il padre testa i divani, uno per uno, quando nemmeno lo si deve comprare un divano. L’acme si ha al momento di ordinare il tavolo della cucina e la camera da letto visto che tra tre giorni si entra nella nuova casa: i bambini hanno fame, sete e sonno, il marito pure, la moglie è già pronta con la carta di credito e il negoziante comunica che ci vorranno almeno tre settimane per consegnare il tutto.

Sindrome da “self-made (wo)man”

vista l’impossibilità di avere tutto e subito, la famiglia si dirige verso il famoso negozio di arredamento svedese con l’insegna gialloblu e pensa di comprare e montare TUTTO in modo autonomo. Dopo un intero fine settimana speso ad assemblare un tavolo, quattro sedie e un letto e dopo la crisi descritta più sotto, si decide dietro consigli dello psichiatra e dell’osteopata che l’armadio quattro stagioni lo si farà trasportare e montare da tecnici esperti (che sono poi riusciti a fissare le maniglie dell’armadio à la éthiopienne…).

Crisi coniugale da montaggio

Si verifica ogni volta che moglie (io) e marito (il mio) si trovano a montare insieme un mobile del suddetto mobilificio svedese. Frasi scatenanti della crisi sono:

“… veramente avrei voluto i cassetti dall’altra parte”

“Sei sicuro che stai leggendo le istruzioni dritte?”

“Mi avanza qualche vite…”

“Reggi l’anta ancora un attimo che vado a cercare il cacciavite che non so più dove l’ho messo…”

L’acme si raggiunge quando i bambini si mettono a chiedere a gran voce un nuovo cartone animato perché il cd è finito nel momento in cui la moglie sta sostenendo la cornice del letto per permettere al marito steso sotto di svitare un bullone montato nella posizione sbagliata.

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Abiti da sera o aerei da guerra?

Ogni madre crede di conoscere i propri figli, i loro gusti, le loro preferenze, pensa perfino di poter anticipare le scelte di quelle indifese creature che una volta hanno abitato il suo ventre. Io l’ho creduto fino a domenica scorsa, poi l’idillio è stato abbattuto da un cacciabombardiere e sono dovuta scendere a patti con la cruda realtà quando si è trattato di scegliere il museo da visitare durante una passeggiata in famiglia.

Vi spiego meglio. Nei giorni scorsi, in occasione del compleanno di mia figlia, avevo organizzato un’uscita pensata apposta per lei: una visita alla mostra di abiti della principessa Maria Joséal museo reale di arte e di storia. Alla gita si sono aggregati il fratellino, che ha giurato di amare i vestiti da principessa e di fare il bravo per tre giorni consecutivi pur di venire con noi, e i nonni, che nonostante siamo ancora con la casa che sembra un campo nomadi sono già venuti a trovarci.

Mentre stavamo camminando verso il museo abbiamo attraversato il complesso del Cinquantenaire : dietro una grande vetrata c’erano aerei di ogni sorta appesi al soffitto di un’immenso salone…

musee armée aereo arancione

e così la meta della nostra gita è diventato il musée de l’Armée et d’Histoire Militaire!

musée armee fronte

Dai vestiti da sera siamo passati alle uniformi: il nonno emozionato e felice si è prodigato in spiegazioni mentre i miei figli si interessavano a obici, ricognitori, bombardieri e piani di battaglia. E stanno già programmando un’altra visita, visto che il museo è immenso (e gratuito) e loro sono riusciti a vedere solo gli aerei!

il musée de l'Armée di Bruxelles

il musée de l’Armée di Bruxelles

All’uscita ci siamo goduti il tramonto nel Parc du Cinquantenaire, che sembrava dipinto apposta per pigri flaneurs della domenica.

tramonto al parco del Cinquantenaire, Bruxelles

tramonto al parc du Cinquantenaire, Bruxelles

parco del Cinquantenaire, Bruxelles

parc du Cinquantenaire, Bruxelles

E passeggiando passeggiando, siamo arrivati da Paul e abbiamo portato a casa una tarte au fromage per far spegnere le candeline alla festeggiata belgian style.

tarte au fromage

tarte au fromage


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Neve a Bruxelles

Chi mi aveva detto che a Bruxelles fa freddo ma non nevica quasi mai? Quest’anno ha iniziato il 2 dicembre, la strada verso la primavera mi sembra ancora molto, troppo lunga…

Neve sui tetti di Bruxelles

Neve sui tetti di Bruxelles

neve fiocco

Il fiocco sulla finestra, i bimbi volevano tanto vederla, la neve…

L'erba del giardino cerca di sopravvivere...

L’erba del giardino cerca di sopravvivere…